Silingardi, Physioclinic - Ossigeno Ozono Terapia, benessere e cura senza farmaci

Intervista con la dottoressa Marina Silingardi, specializzata in medicina fisica e riabilitazione, la quale, oltre che all’Istituto Ortopedico Galeazzi, lavora anche in Physioclinic: l’ossigeno ozono terapia è considerata da molti anni una grande alleata per il benessere e la cura di tante patologie. Oggi alcuni studiosi e medici ritengono che possa potenziare la terapia farmacologica per i malati di Covid, anche gravi.

Quali sono i principali benefici dell’ossigeno-ozono terapia? Oggi l’ozono viene utilizzato a scopo antinfiammatorio, antidolorifico, antiossidante, immunomodulante, sulla riattivazione del microcircolo e del metabolismo cellulare, nonché a scopo antimicrobico con effetto su batteri, virus e funghi. Viene, quindi, utilizzato con successo nelle patologie cronico-degenerative, nelle patologie osteoarticolari e muscolotendinee, sia acute che croniche e nella terapia del dolore. Quindi è indicato nel trattamento dell’artrosi, delle discopatie, delle tendinopatie e delle problematiche muscolari. Ma di cosa si tratta? L’ozono è un derivato dell’ossigeno, è composto da tre atomi di ossigeno e la sua struttura chimica è altamente reattiva. Si utilizza ozono medicale (una miscela di gas di ossigeno ed ozono) in campo medico, odontoiatrico, veterinario, ma anche in ambito alimentare, in agricoltura, in campo ambientale ed idrico. Viene prodotto attraverso apparecchiature in grado di fornire miscele di ossigeno e ozono con concentrazioni stabilite e differenti, in relazione alla modalità di utilizzo ed alla patologia da trattare. Quali sono i principali campi di applicazione, soprattutto nell’ambito dell’ortopedia? Le applicazioni dell’ozono sono molteplici. Un semplice elenco può essere utile ai nostri lettori per orizzontarsi:

  • Ortopedico e riabilitativo (nell’artrosi di grandi e piccole articolazioni, nelle discopatie e nelle protrusioni o ernie del disco, nella terapia del dolore, anche nel periodo post-chirurgico, nel dolore cervicale e lombare, nell’artrite reumatoide, nelle problematiche muscolari come nelle contratture, nelle tendinopatie, nella fibromialgia);

  • Neurologico (nella cefalea, nelle sindromi da affaticamento cronico, nella sclerosi multipla e nel Morbo di Parkinson, nel post-ictus, nelle vasculopatie cerebrali);

  • Vascolare (nell’insufficienza venosa, nelle vasculopatie, nelle ulcere diabetiche e trofiche, nelle arteriopatie periferiche);

  • Chirurgico (nelle complicanze infettive post-chirurgiche e anche come prevenzione infettiva dopo interventi chirurgici, nelle ferite infette, può inoltre essere utilizzato come rimedio al sempre maggior problema della resistenza dei batteri agli antibiotici);

  • Cardiologico (nella riabilitazione post-infarto);

  • Pneumologico (nell’asma e nella rinite allergica, nelle sinusiti croniche);

  • Gastroenterico (nelle disbiosi, nelle coliti, nel colon irritabile, nella stipsi, nelle ulcere gastriche anche da H. Pylori, nelle epatopatie);

  • Oncologico (adiuvante nella radio e chemioterapia);

  • Dermatologico (nell’herpes simplex e zoster, nell’acne, nella lipodistrofia (cellulite), nelle reazioni eczematose);

  • Estetico (azione di ringiovanimento, perdita di capelli, cellulite, adiposità localizzata);

  • Antiaging (effetto sulla scarsa concentrazione, aumenta la resistenza allo sforzo);

  • Uroginecologico (nelle infezioni vescicali e ginecologiche);

  • Oculistico (nella maculopatia degenerativa);

  • Odontoiatrico

Ci sono casi, invece, nei quali è inconciliabile con altre terapie che il paziente sta seguendo? Come tutti i trattamenti esistono delle controindicazioni assolute: la gravidanza e l’inalazione (vera e unica controindicazione è l’inalazione del gas per il suo effetto tossico). Tra le controindicazioni relative, quindi da valutare caso per caso dallo specialista, ci sono: il favismo (deficit di G6PD eritrocitario), l’ipertiroidismo, pazienti soggetti a reazioni da ipersensibilità, ipoglicemia. Non esistono terapie che controindichino l’uso di ossigeno-ozono, anzi, spesso ha un effetto co-adiuvante, cioè può essere utilizzato in associazione ad altre terapie magari per limitare gli effetti collaterali come avviene, ad esempio, nelle patologie oncologiche o per migliorare l’effetto della terapia tradizionale. Certo, è necessario decidere il timing giusto per intraprendere questo tipo di trattamento e questo è compito del medico sulla base della visita medica. È una terapia che implica una condivisione anche con gli altri medici che hanno in cura il paziente? Allo stato attuale, nella maggior parte dei casi è il paziente che si presenta spontaneamente con l’intenzione di effettuare un trattamento di ossigeno-ozono terapia, motivo per cui è necessaria una visita accurata, una corretta diagnosi e, a mio parere, una condivisione ed una informazione del paziente sugli obiettivi raggiungibili con la metodica e con la specifica tecnica. Personalmente collaboro con altri specialisti che conoscono la tecnica e “inviano” il paziente per una valutazione e il trattamento ma, sicuramente, si dovrebbe cercare di illustrare a molti altri colleghi le potenzialità dell’ossigeno-ozono ed ampliare, in questo modo, la conoscenza di questa tecnica. Sull’eventuale utilizzo dell’ossigeno-ozono terapia come cura contro il Covid cosa ne pensa? Nei mesi scorsi sono state utilizzate numerose terapie per curare il Coronavirus SARS-CoV2, una di queste è l’ossigeno-ozono terapia che, il 24 marzo 2020, è stata dichiarata dall’Istituto Superiore di Sanità come terapia utilizzabile per trattare le malattie infettive e quindi anche i pazienti affetti da Covid-19. L’ozono è stato somministrato attraverso l’autoemoinfusione ed è stato utilizzato in un protocollo che prevedeva 3-5 cicli di O2/O3 da eseguire giornalmente per 5 giorni. I dati hanno mostrato come l’ozono possa migliorare la condizione clinica dei pazienti e riduca il rischio di complicanze, con un miglioramento degli indici respiratori e dei gas ematici (SatO2 e rapporto PaO2/FiO2), ma anche con una riduzione significativa dei marcatori infiammatori e tromboembolici (PCR, IL-6, D-dimero). Ancora in corso di studio, poiché è necessario provvedere a studi specifici con campioni più ampi, il miglioramento nella risposta immunitaria dello stesso paziente, la possibilità da parte dell’ozono di ridurre direttamente l’infezione da SARS-CoV2, l’eventuale effetto diretto dell’ozono sulla biologia virale della SARS-CoV2, la possibilità di bloccare la fusione della proteina SARS-CoV2 S con il recettore ACE2 attraverso un blocco mediato da Nrf2.