POTENZA – Si tratterebbe di rispettare il dettato normativo nazionale, una legge che ha un nome e cognome, la 178 del 30 dicembre 2020, varata dal Parlamento. Una norma a tutela della verifica dei presupposti necessari per erogare un servizio fondamentale per il Sistema sanitario pubblico: l’assistenza domiciliare integrata. Cure sanitarie a casa, con considerevole abbattimento di costi per le ospedalizzazioni e alleggerimento del carico affidato ai nosocomi. Senza contare il vantaggio in termini psicologici per i pazienti, curati nel proprio letto. L’autorizzazione consentirebbe di poter ampliare la platea dei 12mila pazienti attualmente assistiti ogni anno a domicilio e, di conseguenza, garantire occupazione agli attuali 380 operatori ma soprattutto incrementarne la portata. Tradotto: più posti di lavoro in tempi difficili per i giovani laureati lucani, costretti ad emigrare. La radice del problema? Manca l’atto di programmazione sanitaria che definisca il piano dei fabbisogni della cosiddetta Adi, sulla scorta di quanto deliberato in sede di Conferenza Stato-Regioni. LA PROTESTA DI IERI Per questo ieri sindacati, l’Alleanza delle Cooperative, cittadini e associazioni, hanno aderito alla manifestazione promossa sotto il palazzo della Regione da Auxilium (cooperativa lucana che da anni si occupa di erogare cure sanitarie a domicilio). Un presidio che si replicherà anche oggi, con l’obiettivo di sollecitare Bardi e la sua giunta a rispettare quanto sancito dalla normativa nazionale e pubblicare così le procedure di autorizzazione ed accreditamento. Per consentire alle cooperative di poter assicurare ai cittadini le indispensabili cure a domicilio. Nonostante una delibera di giunta regionale (14 marzo 2022) a cui aggiungere le varie interrogazioni consiliari (quelle presentate del consigliere regionale del Pd Roberto Cifarelli), manca il disciplinare, senza il quale la Basilicata rischia di perdere 40 milioni di euro entro il 2026, risorse stanziate dal governo centrale a valere sul Pnrr e grazie alle quali si potrebbe ampliare la platea di assistiti (oggi al 3,9%) portandola al 10% per gli over 65. E come detto dare lavoro ad altri operatori. Allo stato attuale con questo ritardo sono andati persi 14 milioni di euro. MA CHE COS’E’ L’ADI? L’Assistenza Domiciliare Integrata (Adi) consiste in un insieme di trattamenti medici, infermieristici e riabilitativi integrati con servizi socio-assistenziali (igiene personale, cura della persona, assistenza ai pasti) svolti direttamente al domicilio della persona. Il servizio di Adi viene erogato gratuitamente, essendo finanziato dal Servizio sanitario nazionale. Un’attività importante ché consente non solo di decongestionare gli ospedali impegnati sui trattamenti per le acuzie, ma soprattutto di umanizzare quanto più possibile l’assistenza, di renderla più intima, domestica. E’ questo lo spirito che anima da anni i lavoratori e i soci di Auxilium. E’ questo il senso alla base della battaglia di ieri e di oggi. BOCHICCHIO: CHIEDIAMO VENGA RISPETTATA LA LEGGE “La battaglia che stiamo conducendo non è una battaglia per Auxilium, ma è una battaglia per la legalità - ha detto ai microfoni de La Nuova Tv Giovanni Battista Bochicchio, direttore sanitario Auxilium -. Esiste una normativa nazionale che si è evoluta in materia, non si capisce perché la Regione Basilicata ancora non si sia decisa ad adottare i provvedimenti successivi alla legge nazionale, che ha modificato il quadro normativo e tiene ancora in pancia i regolamenti che servono per andare avanti con il sistema dell’autorizzazione e dell’accreditamento, che oggi è l’unico titolo possibile per poter erogare a domicilio le cure. Oggi se non si è autorizzati e accreditati non si può svolgere questo mestiere. Autonomamente Auxilium, appena sono state emanate le nuove norme, ha rivisto la propria organizzazione interna, aggiornando la tecnostruttura in ossequio ai principi della legge nazionale. Per questo chiediamo alla Regione di essere almeno autorizzati, per poter continuare a fare il nostro lavoro. Ma la Regione non ci risponde. Che cosa dobbiamo fare se non protestare?” MONTINGELLI: BASILICATA TRA LE 3 REGIONI INADEMPIENTI “Se in un primo momento si è sempre riconosciuto il domicilio come luogo d’elezione delle cure – ha evidenziato Francesco Montingelli, responsabile Assistenza domiciliare di Auxilium -, oggi stiamo assistendo a un impoverimento di questo principi, valorizzato a livello nazionale. Fino a un anno fa, come certificato dal network italiano Italia longeva, eravamo al quarto posto per la gestione delle cure domiciliari. Oggi con questi tentativi di depauperamento dell’attività dell’assistenza a casa, siamo agli ultimi posti. La Basilicata insieme a Calabria e Molise, non ha ancora aderito alla normativa nazionale sull’accreditamento, nonostante nel corso tempo questo processo abbia generato per il comparto lucano, importante valore aggiunto. Sono circa 12mila i pazienti assistiti ogni anno per un totale di 380 operatori domiciliari, incluso la logistica. Tutti i 12mila pazienti afferiscono alle cure a domicilio in virtù del principio che consente di decongestionare l’ospedale a cui delegare soltanto la cura delle acuzie, demandando la cronicità alle cure a domicilio. Questo la Basilicata lo aveva capito appieno, tant’è che avevamo raggiunto risultati eccellenti, oggi questi risultati stanno via via scemando e non vorremmo essere gli ultimi della classe, quando siamo stati i promotori di questo principio. Le conseguenze potrebbero essere di una gestione scarsamente qualitativa del paziente domiciliare. Si rischia di creare confusione attraverso questa gara tra più equipe, spaesando le famiglie mentre sarebbe necessario garantire un rapporto di familiarità per tutto il percorso di cura”. LA VOCE DEI LAVORATORI E poi la voce dei lavoratori, direttamente impegnati nell’assicurare il servizio. “Sono un’infermiera – ha detto ai microfoni de La Nuova tv una dipendente di Auxilium -, svolgo il servizio domiciliare da due anni. Purtroppo non abbiamo ricevuto le dovute risposte, le pretendiamo per poter continuare a garantire un servizio di cure univoco e d’eccellenza”. “Faccio l’operatore sanitario dal 2011- ha invece dichiarato un altro dipendente Auxilium -, in Adi dal 2015. Ci occupiamo di cure a casa anche di pazienti d’area critica. Garantiamo il servizio 7 giorni su 7, sui festivi abbiamo una turnistica perché ci occupiamo della gestione del paziente a 360 gradi. Oltre all’infermiere c’è l’Oss, tutte le professioni sanitarie, il medico di cure palliative e il fisioterapista”. “Non si può tollerare il ritardo della Regione - prosegue l’operatore -, noi riusciamo a coprire tutto il territorio ma se si ferma il sistema è un grande problema. Abbiamo instaurato fiducia e familiarità con i nostri pazienti”. “Inoltre si è creato un rapporto con il San Carlo, la cosiddetta ‘dimissione protetta’, in pratica il passaggio dall’ospedalizzazione all’Adi. E se manca questo non c’è continuità assistenziale e il paziente ne risente. Il territorio è molto vasto e va coperto, se manca l’aiuto delle istituzioni questo servizio non va avanti. La Regione deve capire che se c’è un rapporto tra una struttura pubblica, per esempio il San Carlo, con la dimissione protetta c’è abbattimento dei costi ma anche un aiuto al paziente che in un ambiente familiare viene curato ugualmente bene e psicologicamente risente meno rispetto dello stress da ricovero ospedaliero”. NESSUNA AUDIZIONE NONOSTANTE IL CONSIGLIO La protesta di ieri è servita per portare alla ribalta la voce di soci e lavoratori, in presidio come detto, sotto il palazzo della giunta. Loro, però, non sono stati invitati a salire le scale del “palazzo” per essere ricevuti da Bardi, dai rappresentanti della maggioranza, riuniti nell’aula Dinardo per il Consiglio regionale. La Regione da parte sua, non pubblicando il disciplinare, avrebbe agito attraverso l’espletamento di una gara d’appalto in assenza di un regolamento per l’accreditamento previsto dalla legge nazionale, venendo meno ad un principio previsto dalla legge. E ieri in Consiglio il tema è venuto a galla su segnalazione del consigliere di Azione, Marcello Pittella, che ha chiesto di audire i lavoratori. Ma gli esponenti del centrodestra chiamati a rispondere o a ricevere una delegazione, ha considerato la questione poco attinente ai lavori dell’assise e all’ordine del giorno, tacciandola di sterile allarmismo. Bardi e Fanelli, presidente e assessore, da parte loro hanno preferito replicare alla protesta con un comunicato stampa, piuttosto che affrontarla vis a vis, tirando in ballo Tar e Consiglio di Stato. E tentando di delegittimare il sostegno dei sindacati, accorsi ieri in viale Verrastro per sostenere le ragioni della protesta. BARDI E FANELLI “Sulla legittimità della procedura ci sono due sentenze di Tar e Consiglio di Stato, che danno ragione alla Regione - evidenzia il governatore- con le quali si statuisce che il ricorso alla gara ponte non solo è legittimo, ma è l’unico allo stato possibile per garantire la prestazione del servizio. Più di questo davvero non si può aggiungere - continua Bardi -, sorprende anche il sostegno dei sindacati a tale manifestazione, loro sempre attenti ai principi di legalità e alla correttezza delle procedure, che in questo caso sono state certificate da due giudici amministrativi di diverso grado”. Secondo il vicepresidente, Francesco Fanelli, invece “l’allarmismo rispetto alle sorti dei lavoratori è infondato: i loro diritti saranno garantiti dalla clausola di salvaguardia che vincolerà le ditte aggiudicatrici della gara. In una delle prossime sedute di giunta – conclude Fanelli - ci sarà il recepimento della delibera per l’accreditamento del servizio Adi”. AUXILIUM: LA REGIONE PIU’ ATTENTA AGLI APPALTI CHE ALLE LEGGI Secca la replica dei soci Auxilium. “La Giunta regionale della Basilicata mostra un interesse per la gara d’appalto dell’Adi che non è il nostro. Con le nostre azioni dei mesi passati e con la manifestazione che ci ha visto in piazza con Cgil, Cisl, Uil e Fials, abbiamo rivendicato e continuiamo a rivendicare (anche essendo primi nella graduatoria di aggiudicazione della gara) l’applicazione delle leggi nazionali e regionali. Abbiamo denunciato, e continuiamo a denunciare, la perdita dei 14 milioni del Pnrr che la mancata applicazione delle norme comporta per la Regione. Ribadiamo, come abbiamo già detto, che solo il sistema di autorizzazione e accreditamento è la legittima modalità di erogazione delle cure. Garantisce libertà di scelta ai pazienti. Dà sicurezza a tutti i lavoratori. Temi - conclude la nota della cooperativa - che nelle loro dichiarazioni li presidente Bardi e l’assessore Fanelli continuano a ignorare, come fanno da 2 anni, tentando di spostare l’attenzione su una procedura di gara che, anche se ci vede primi in graduatoria, non risolve i problemi, non supera i ritardi, non restituisce ai lucani le risorse perse”.
La Nuova del Sud - "Pensano all'appalto, non a cure e lavoro"
La prima pagina e gli articoli del quotidiano La Nuova del Sud del 17 maggio sulla manifestazione promossa sotto il Palazzo della Giunta della Regione Basilicata da Auxilium: "Un presidio - scrive La Nuova - con l’obiettivo di sollecitare Bardi e la sua Giunta a rispettare quanto sancito dalla normativa nazionale e pubblicare così le procedure di autorizzazione ed accreditamento.
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