L'uomo nella condizione di malattia non chiede solo la salute fisica ma anche ascolto e comprensione. Si avverte, cioè, l’esigenza di un’etica della cura che metta al centro la persona con i suoi problemi, le sue angosce, le aspettative di vita. Una tema affrontato in un convegno a Bitonto, in Puglia, in cui è stato presentato il libro Il Bambino Gesù, un Unicum nel panorama della sanità.  «Umanizzare le cure è un’urgenza improcrastinabile, in un contesto in cui la tecnologizzazione della medicina porta con sé rischi di ridurre la procedura al solo atto clinico e a percorsi terapeutici spersonalizzanti che non tengono conto dei bisogni della persona», ha affermato il vescovo di Cassano allo Jonio e vicepresidente della Cei, Francesco Savino. Anche la medicina, dunque, deve ritrovare una dimensione più "umanistica". Per Angelo Chiorazzo, fondatore della Cooperativa Auxilium che gestisce infermieri, operatori sociosanitari, tecnici di laboratorio e fisioterapisti del Bambino Gesù, «quando si parla di umanizzazione delle cure non bisogna pensare che ci sia una divaricazione tra tenerezza, umanità, compassione e scienza medica, qualità delle cure, terapie all’avanguardia. Quasi che una carezza possa supplire alla mancanza di cure mediche adeguate o, viceversa, che curare voglia dire solo applicare un protocollo slegato dal contesto». Il Bambino Gesù è l’esempio lampante di come qualità delle cure e umanizzazione delle stesse non abitino in mondi diversi. «La prima cosa per un ospedale è saper curare bene e tendere, attraverso la ricerca, a curare sempre meglio», ha dichiarato Chiorazzo. Insieme al fondatore di Auxilium sul palco c’erano il Vescovo della Diocesi di Cassano all'IJnio, monsignor Francesco Savino (Vice Presidente della CEI per il Sud), il professor Filippo Maria Boscia, Presidente dell’Associazione Medici Cattolici Italiani, il professor Filippo Giordano, Ordinario di Economia Aziendale presso la LUMSA e l’avvocato Rossana Ruggiero, Coordinatrice del Comitato Etica Clinica dell’Ospedale Bambino Gesù.