Preghiere e commozione al Cara di Bari per le vittime del Mediterraneo

Raccolti in preghiera accanto al piccolo monumento - che è stato realizzato dagli operatori Auxilium per ricordare con 368 elementi, tra pietre e conchiglie, le vittime della tragedia del 3 ottobre di un anno fa a Lampedusa - gli ospiti del Centro, provenienti da 37 nazionalità, hanno voluto ricordare coloro che hanno perso la vita nella ricerca di un futuro migliore lontano da guerre e persecuzioni.

Secondo 'ganizzazione Internazionale per le Migrazioni (Oim), dal 2000 ad oggi sono stati oltre 22.000 i migranti che hanno perso la vita nel Mar Mediterraneo cercando di raggiungere l'Europa. Il 2014 è stato l'anno più mortale, con le sue 3.072 vittime, oltre il doppio del numero record di 1.500 registrato nel 2011 (nei primi nove mesi dell'anno), in occasione delle primavere arabe.

In seguito ad un momento di riflessione, con storie e testimonianze dei viaggi disperati e di speranza, e di preghiere per i bambini, le donne e gli uomini vittime del mare, sono state accese e riposte vicino al monumento 5 candele di differenti colori per richiamare simbolicamente i 5 Continenti e per ricordare i propri familiari lontani.

Gli ospiti del C.A.R.A., infine, hanno voluto ringraziare le istituzioni religiose e politiche per l’accoglienza in Italia e gli operatori Auxilium per l’attenzione e la cura che quotidianamente hanno per ognuno di loro.

«Sono contento di poter partecipare a questa commemorazione perché è bello sentire la fratellanza tra popoli di diverse nazioni» ha affermato Monsignor Cacucci e continuando «non bisogna dimenticare chi soffre e come il Vangelo insegna occorre aiutare i più bisognosi, dobbiamo costruire la pace perché siamo fratelli nella fede e figli dello stesso Dio».

Il prefetto Nunziante ha sostenuto come diverse etnie possano convivere ma è importante che ci sia collaborazione perché «la pace può regnare tranquillamente, alla base di tutto ci deve essere il rispetto della persona». Ha poi ringraziato Auxilium per il lavoro svolto all’interno del Centro e rivolgendosi agli ospiti ha poi concluso «le istituzioni vi sono vicine».

«Questo è un laboratorio, mettere insieme le varie etnie e culture è una scommessa» ha dichiarato il questore De Iesu. «Il fenomeno dell’immigrazione è molto forte, registriamo delle problematiche, fortunatamente gestibili. Bisognerebbe fare in modo che le persone possano vivere bene nei loro Paesi però, purtroppo, questo non accade. Per fortuna esistono realtà come questo C.A.R.A» e rivolgendosi agli operatori «devo dire che voi dipendenti Auxilium operate con molta diligenza, passione e dedizione. Se non ci foste voi non sarebbe possibile portare avanti bene il C.A.R.A. perché lo fate con molta professionalità, perché questo non è un mestiere che si inventa. Auxilium è una realtà conosciuta e molto considerata anche a livello ministeriale. Ci affidiamo con fiducia a voi».

Dopo aver ringraziato le istituzioni per la partecipazione e gli operatori per l’impegno e la dedizione con cui accolgono ogni giorno gli immigrati e per il monumento commemorativo realizzato, Angelo Chiorazzo ha ricordato come «non si può restare indifferenti di fronte alle tragedie nel Mar Mediterraneo». Ha, infine, ribadito «l’importanza della trasparenza all’interno dei centri di accoglienza che devono essere luoghi aperti», anche attraverso le iniziative “Porte aperte al Centro” promosse dalla cooperativa Auxilium.

Alla fine della manifestazione centinaia di immigrati hanno voluto fare foto e “selfie” insieme all’arcivescovo Mons. Francesco Cacucci per ricordare questo importante evento.

RASSEGNA STAMPA

Repubblica.it

Corriere del Mezzogiorno.it

La Gazzetta del Mezzogiorno