In ricordo del Cardinal Angelini

"Quest' anno ci siamo, l' anno prossimo… pure". Così don Fiorenzo chiude i congressi annuali nella solenne sala dell’Urbaniana, ai quali mi invita. Il titolo dell'assemblea è "Il Volto di Cristo", sfaccettato attraverso varie esperienze e competenze, ottobre/settembre il mese. 

A me spetta l'ultima pagina, non per chiusura, piuttosto per passaggio di apertura all'annata seguente. 
Le mie mosse sulla superficie della scrittura sacra provengono dalla lettura dell'Antico Testamento in Ebraico antico, sua lingua madre. 
Il vantaggio di risalire alla fonte è quello di trovare intera e intatta la notizia del fiume, prima che si divida in corsi separati.

Don Fiorenzo fa precedere e concludere il mio intervento da una sua affettuosa e scherzosa presentazione, che contiene puntualmente l'augurio di potermi aggiungere alla città dei credenti (1). 
Di anno in anno lo deludo, la mia tenda resta fuori le mura. Oltre questa vita assegnata non ho speranza di ritrovare le persone che mi sono care.

Don Fiorenzo comincia la sua missione da prete di borgata e la conclude da principe della Chiesa, elettore di papi, intenditore della vita politica del Vaticano e dello Stato Italiano, ben intrecciate tra loro. Ma più di questo gli sta a cuore il suo Congresso sul Volto, vale a dire sul volgere della esperienza cristiana. 

Quest'anno don Fiorenzo non ha pronunciato il suo fatidico augurio. Per me si è trattato dell'avviso di congedo. Il prossimo ottobre non ci sarà la sua presenza imponente e pacifica al centro della tavolata congressuale.
Parlo di lui al presente perché non gli si addice il passato. Se la sua fede ha ragione, ora gli spetta l'infinito futuro.
Gli auguro di avere ragione e perciò di trovarsi oggi alla presenza e all'altezza di quello in cui ha fermamente creduto.

Erri de Luca


(1) Al termine dell’intervento di Erri De Luca, tenuto al XVIII Congresso su: “Il Volto di Cristo nelle opere di misericordia, (27-28 settembre 2014), il card. Fiorenzo Angelini pronunciò queste parole:
« Erri De Luca è un grande scrittore, tutti, o quasi tutti lo sappiamo; e gli siamo grati della partecipazione che ogni anno porta al nostro Congresso. La sua amicizia è importante perché è l’amicizia di uomo libero, che dice pane al pane e vino al vino. È un uomo libero perfino dalla religione. Però, caro Erri, io sono un prete, e non posso che augurarmi di vederla un giorno in mezzo a noi, credere. E, credendo, combattere in un momento in cui nella Chiesa e nel mondo intero, c’è bisogno di luce, c’è bisogno di coraggio; soprattutto c’è bisogno di chiarezza: chiarezza delle idee, chiarezza della volontà, chiarezza negli stili di vita, chiarezza in tutto. 
Oggi l’umanità, senza fare astruse filosofie, è priva di luce, avvolta nelle tenebre. Da ogni parte la luce viene a mancare. Noi le auguriamo che, da persona intelligente e libera; da scrittore valido e conosciuto in Italia e all’Estero, e soprattutto da nostro amico, possa lei un giorno portare il suo contributo di luce alla chiesa. Dio stesso, che lei sente nel cuore, che lei possiede nel cuore, che lei lascia trasparire giorno dopo giorno, la spinga a dare l’esempio di un grande scrittore. 
Chi ha letto come io ho letto, come noi abbiamo letto, alcuni dei suoi libri - che hanno anche il pregio di essere brevi e chiari – hanno visto la trasparenza di un uomo - credente o non credente, non ci interessa in questo momento - che cerca una grande luce. E questa luce noi l’auguriamo a lei. Lasci, una volta tanto, che io faccia il predicatore con lei: che abbia la grazia di trovare Dio sulla sua strada, come un giorno i discepoli sulla via di Emmaus, o come a san Paolo sulla via di Damasco. Lei è un grande scrittore che come dono di Dio possiede una penna d’oro, non una penna squattrinata, ma penna d’oro, cioè una penna che sa bene quello che comunica, sa bene quello che vuole, sa bene quello che auspica. Questo è il nostro augurio fraterno, fatto con tutto il cuore questa sera. 
Grazie! Non le auguro di rivederci presto, perché presto arriva subito. L’aspettiamo - lo spero per me - il prossimo anno. E lei ci “suoni” quello che vuole, tanto le sue note sono tutte accordate bene - senza volerlo o volendolo - alla volontà del Signore. 
Auguri caro Erri! Siamo con lei, le vogliamo bene, siamo suoi ammiratori. Continui! É una forma per fare del bene alla società, che oggi è analfabeta e tutt’altro che espressione del buon senso. Grazie infinite!