Il bilancio della Missione umanitaria “L’Italia scende in campo per la Pace”

Un sorriso che mancava da troppo tempo. Questo ha significato per tantissimi ucraini la Missione umanitaria organizzata dalla Cooperativa Auxilium, dai frati conventuali, dalla Comunità di Sant’Egidio e dalla FIGC, per portare solidarietà e aiuti alla popolazione martoriata dalla guerra.

Il bilancio della Missione umanitaria, denominata “L’Italia scende in campo per la Pace”, è straordinario: dal 27 al 31 marzo sono stati consegnati generi di prima necessità, vestiti, farmaci, generatori elettrici e tantissimo materiale sportivo ufficiale della Nazionale di calcio (24.000 capi donati dalla FIGC presieduta da Gabriele Gravina) a migliaia di bambini, ragazzi, persone ferite, famiglie che hanno perso tutto a causa di questa guerra crudele e insensata.

Il dono delle divise della nazionale e la presenza della Missione umanitaria hanno suscitato entusiasmo anche nelle personalità religiose e civili incontrate da Angelo Chiorazzo, fondatore della Cooperativa Auxilium, padre Enzo Fortunato, frate conventuale, Adriano Roccucci vicepresidente della Comunità di Sant’Egidio e Yuriy Lifanse, responsabile della Comunità di Sant’Egidio ucraina. La Missione, infatti, ha avuto incontri istituzionali a Leopoli, con il vescovo Mieczysław Mokrzycki e con il sindaco Andrij Sadovyj; a Kiev con l’arcivescovo maggiore della Chiesa greco-Cattolica Sviatoslav Shevchuk, con il Nunzio Apostolico monsignor Visvaldas Kulbokas e con l’ambasciatore italiano Pier Francesco Zazo.

Papa Francesco aveva affidato alla Missione umanitaria il compito di dare un messaggio a tutte le persone sofferenti che venivano incontrate durante il viaggio, insieme agli auguri di Pasqua, ad un rosario benedetto da lui e ai libri per i ragazzi. Un messaggio che ha commosso migliaia di persone: “Dio non è crudele, Dio coccola. È l’uomo che quando si sente Dio diventa crudele”.

Nelle città di Leopoli e Kiev, nelle cittadine martiri dell’invasione russa Irpin e Bucha e in quella di Fastiv, dove viene aiutata la gente che scappa dalla guerra, la Missione umanitaria ha distribuito divise, felpe, tute, palloni della Nazionale italiana di calcio e tutto ciò che è stato donato dagli italiani nei centri di raccolta Auxilium. La Missione si è fermata negli ospedali, nelle scuole e nei centri di accoglienza per le famiglie sfollate, suscitando speranza e gratitudine verso il nostro Paese. Come a Leopoli, nel grande nosocomio della città, dove sono ricoverati soldati, civili e tanti bambini. O nel Centro per gli sfollati del quartiere di Sikhival. Ad Irpin la Missione si è recata nella scuola Numero 1 (un simbolo della ricostruzione), mentre a Kiev è stata nel Centro per sfollati del quartiere di Darnitsa, dove Sant’Egidio svolge un grande lavoro. Infine a Fastiv, dove la Missione ha vissuto una bellissima giornata nel Centro dei Domenicani, che rappresenta un porto sicuro per chi scappa, senza più nulla, dalle zone dei combattimenti. Il loro monastero, la parrocchia, la scuola, il Centro per gli aiuti umanitari San Martino de Porres, il caffè e il forno, dove preparano pane e pizza per la popolazione, sono un esempio di “Chiesa ospedale da campo”, come indicato da Papa Francesco.

Alla Missione umanitaria hanno partecipato anche tre operatori Auxilium: Domenico Alagia, Francesco Molfese e Ahmed Taha. Racconta Angelo Chiorazzo: “Non poteva esserci dono più bello e più immediato dei colori azzurri, per far arrivare agli ucraini dai bambini agli anziani, il messaggio che il nostro Paese gli è vicino e che gli italiani non sono indifferenti alla disumanità della guerra. La Missione ha seminato amicizia e solidarietà di cui vedremo in futuro i frutti”. Aggiunge Chiorazzo: “Tra le tante emozioni che abbiamo vissuto in questi giorni e che non dimenticheremo, voglio ricordare quello che mi ha detto la preside della scuola di Irpin, dove studiano 1300 ragazzi. Irpin è stata martirizzata durante la prima fase dell’invasione russa e la scuola è stata ricostruita a tempo di record dopo la liberazione. Le parole dell’insegnate sono state: ‘grazie di cuore, perché oggi avete portato il sorriso in un luogo dove mancava da troppo tempo’. É stato il ringraziamento più bello che abbiamo ricevuto, parole che ci fanno tornare a casa più ricchi umanamente”.

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