Le Cure Domiciliari sono la casa del paziente eletta a luogo nel quale il Sistema Sanitario Nazionale si prende cura della persona malata o disabile. Sono fondamentali per la vita di milioni di persone vulnerabili in Italia, ma rappresentano anche un’opportunità di lavoro di qualità per tanti giovani che intraprendono una professione sanitaria e, soprattutto nel Mezzogiorno, ce vogliono restare nella loro terra, senza dover emigrare. Un desiderio che accomuna Marika Cardano, infermiera ventiduenne alla sua prima esperienza sul campo, Michele Bianchi, infermiere esperto di 33 anni che ha rinunciato al concorso vinto in un ospedale pubblico per lavorare nell’ADI e Roberta Cirone, 40 anni, fisioterapista, che dopo una lunga carriera nei centri privati di riabilitazione, ha scoperto con Auxilium la bellezza di entrare nelle case dei pazienti.
Marika: “Mi sono laureata in infermieristica a Pisa e durante gli studi ero molto concentrata sull’idea di lavorare in ospedale. Sentivo però la nostalgia della mia terra e dei rapporti umani che ancora ci sono qui in Basilicata. Ho conosciuto Auxilium e mi ha entusiasmato il modo con il quale lavorava, unendo professionalità ed umanità. Sono stata assunta a luglio e dopo due settimane di affiancamento ho iniziato a lavorare da sola. Sono contenta della scelta fatta. Prendersi cura della persona malata tra le mura domestiche è diverso che farlo in corsia. In ospedale il rapporto con il paziente dura per un tempo limitato, mentre nell’ADI si instaura una relazione tra chi offre cure e chi le riceve che coinvolge tutta la sfera della vita quotidiana del paziente. Conosci il suo mondo, tieni anche in considerazione la sua fatica emotiva, diventi un punto di riferimento per la famiglia.
Sto imparando tantissimo sul campo in questi mesi e continuo a studiare per approfondire la mia formazione. Poi ci sono i colleghi più esperti, sempre molto gentili e disponibili a supportare noi nuovi. Tra le cose che mi piacciono di più nelle Cure domiciliari è che ti responsabilizzano molto: quando sei con un paziente in una casa sei tu che devi metterti in gioco. Io mi trovo molto d’accordo con l’articolo 4 del codice deontologico dell’infermiere, che afferma che il tempo di relazione è tempo di cura. Anche la nostra sola presenza può essere cura, non essere frettolosi ma dare tempo alle persone e alle cose è importante, perché fa percepire anche all’anziano più vulnerabile che la sua vita è unica e preziosa”.
Michele: Il servizio di Cure Domiciliari mi ha dato la possibilità di esercitare la mia professione a Matera dove sono nato. Dopo aver vinto il concorso ho lavorato in un ospedale pubblico ad Imola dove ho fatto parecchia esperienza. Se ami questo lavoro come lo amo io ti senti realizzato sia in un reparto d’ospedale che a casa del paziente, poi dipende se preferisci l’intervento in un contesto di emergenza urgenza, o se ti trovi più a tuo agio nelle cure di lungo termine. Per me lasciare il pubblico per le Cure Domiciliari con Auxilium nella mia Matera è stata una scelta. La soddisfazione più grande è veder crescere il rapporto di fiducia con il paziente e con la sua famiglia. Nelle Cure Domiciliari la presa in carico equivale ad una assunzione di responsabilità verso la persona vulnerabile, che va gestita in un percorso di cure che può durare tutta la vita. Sono cinque mesi che sono in Auxilium e ho sia pazienti anziani che persone dimesse dall’ospedale che devono proseguire le cure a casa. Oggi si parla molto di Cure domiciliari ma restano sottovalutate rispetto alla potenzialità che hanno. Noi arriviamo in ogni comune, ma è soprattutto nei piccoli centri, nei paesini, nelle case di campagna che ti accorgi quanto sono essenziali. Se una persona malata dovesse essere accompagnata o trasportata in ospedale per ogni medicazione o per ogni terapia, le sue condizioni di salute peggiorerebbero presto e verrebbero messi a dura prova anche i familiari che li seguono. A questo proposito credo che i care giver dovrebbero essere più sostenuti dalle istituzioni, perché svolgono un compito importante e molte volte molto pesante".
Roberta: “Sono contenta di aver accettato alcuni mesi fa la proposta di lavoro che mi ha fatto la coordinatrice delle Cure Domiciliari Auxilium di Matera, Maria Lucia Bruno. Mi sono trovata subito in un gruppo molto affiatato e organizzato. Io ho una lunga esperienza come fisioterapista maturata in diversi studi privati specializzati in riabilitazione, ma questa nuova esperienza mi sta entusiasmando. Il rapporto con i pazienti è la parte più bella, perché ti senti come in famiglia. Sto lavorando tra Bernalda, Saranda e Ferrandina, dove ci prendiamo cura di persone anziane che mi hanno accolto come una figlia acquisita. Nelle cure domiciliari la fisioterapia riveste un ruolo strategico: è importante per il ragazzo che si sta riprendendo da un incidente stradale, ma anche per il malato oncologico, per la persona disabile o per l’anziano fragile. Abbiamo in cura ultranovantenni allettati, che grazie alla fisioterapia evitano le lesioni da pressione o più semplicemente sono aiutati a sentire ancora il proprio corpo che risponde. Anche tenere la mano ad un anziano malato può essere una terapia, se la sai fare. Quello che ho visto in questi mesi è che le famiglie e i pazienti hanno una grande considerazione della fisioterapia, ma le istituzioni sanitarie ne hanno meno e tendono a fare tagli sui piani terapeutici. Mi sembra un grave errore".