L'emozione di Jallow Buba e Ansu Sise, i due ragazzi africani ospiti del Centro accoglienza di Castelnuovo di Porto, mentre ricevevano dal cardinale Gianfranco Ravasi la maglia dell’Athletica Vaticana, gialla e con lo stemma della Santa Sede, è stata palpabile. E con loro si sono emozionati anche Angelo Chiorazzo, fondatore della Cooperativa Auxilium, e Akram Zubaydi, il direttore del CARA, che li accompagnavano. Una consegna avvenuta nel corso di una piccola cerimonia in Vaticano, alla presenza dei giornalisti, nella grande sala riunioni del Pontificio Consiglio della Cultura, che ha come responsabilità anche la pastorale dello sport. Tra gli scatti dei fotografi e le strette di mano dei nuovi compagni di corsa, il gambiano Jallow e il senegalese Sise sono stati adottati nella squadra podistica della Santa Sede - non saranno gli unici perché con loro si allenerà anche un terzo ragazzo ospite del CARA, Musa Barry del Gambia - “Ma non come stranieri cooptati nella squadra del Vaticano”, ha affermato il cardinale Ravasi. E ha spiegato: “Noi non ci presentiamo mai al Comitato Olimpico come Città del Vaticano, il più piccolo Stato del mondo per estensione, ma come Santa Sede, una rete presente in ogni angolo del pianeta. Per questo Jallow e Ansu non sono per noi stranieri, ma parte di questa grande comunità presente in tutto il mondo”. Angelo Chiorazzo, fondatore della cooperativa Auxilium ha ringraziato il cardinale Gianfranco Ravasi, monsignor Melchor Sánchez de Toca, sottosegretario del Pontificio Consiglio della cultura e runner nella squadra, il giornalista de L'Osservatore Romano Giampaolo Mattei, tra le anime di questa squadra di atletica così significativa e tutti i runners a partire dal capitano Michela Ciprietti. Un ringraziamento è andato anche al direttore tecnico delle Fiamme Gialle, che prepareranno i runners Auxilium. Chiorazzo ha sottolineato che il tesseramento dei due giovani è “un altro segno di vicinanza del Papa alle persone migranti, ma anche a chi opera nel difficile settore dell’accoglienza”. Chiorazzo ha accennato al lungo e drammatico viaggio che questi giovani fanno per arrivare in Italia e dei mesi che passano in Libia: esperienze durissime comuni a centinaia di migliaia di persone che fuggono da guerre e miseria. Aggiungendo: “Lo sport, insieme allo studio, è uno degli strumenti principali per accogliere, promuovere, proteggere e integrare”.
Auxilium corre con l'Athletica Vaticana
Quando lo sport è integrazione. Jellow Buba e Ansu Sise, i due ragazzi ospiti del Centro accoglienza di Castelnuovo di Porto, entrano a far parte della squadra Athletica Vaticana.
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