Marcella Cavallo - psicologa
Nel centro d'accoglienza immigrati anche lo sport unisce gli uomini
Si è appena concluso il torneo di calcetto a squadre organizzato come un campionato in piena regola, con il suo regolamento, le fasi dei gironi, le eliminazioni dirette e i trionfi. E' stato anche proclamato con una medaglia il miglior giocatore del campionato, S.S. un immigrato somalo. Ancora una volta lo sport ha annullato le barriere e ha unito gli uomini, anche se di diverse etnie; più di 120 ospiti hanno aderito all'iniziativa promossa dagli operatori del centro, organizzandosi in 18 squadre che hanno accolto giocatori di etnie differenti, dimentichi di vecchie rivalità. La squadra vincente era formata da sei giocatori nigeriani e un afgano. Nell'arco di un mese si sono svolte molte partite e sono state ottenute tante vittorie: i punteggi decretavano trionfi o sconfitte, ma i giocatori creavano momenti di agonismo rispettoso e condiviso. Lo sport del calcio è riuscito a divertire e legare persone sconosciute fra loro in un momento delicato della loro esistenza: in molti qui al campo aspettano che la Commissione territoriale valuti il loro diritto di Richiedenti Asilo Politico. A distanza di una settimana dalla finale E.E. dorme abbracciato alla sua coppa che probabilmente lascerà al campo quando partirà per la sua destinazione. Ora quel simbolo ricorda a tutti noi che qui al C.A.R.A. nella partita dell'accoglienza si è segnata una vittoria.