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La storia di Nadia: 2 mesi al Cie, poi il permesso di soggiorno
"Mi hanno preso con il mio ragazzo e un mio amico, avevamo fatto casino. Non avevamo i documenti e ci hanno portato all'ufficio immigrazione". Preferisce non dire, davanti alle telecamere, delle violenze subite dal padre. Allora Nadia lo ha denunciato e lui, per ritorsione, l'ha cancellata dal suo stato di famiglia e dai documenti del permesso di soggiorno. Così Nadia è diventata clandestina e per lei si sono aperte le porte del Centro di Identificazione ed Espulsione di Ponte Galeria, vicino Roma, dove è rimasta per due mesi. Ma Nadia si sente italiana e continua a ripetere: "Sì, so italiana, 'so de Roma". Alla sua storia si sono interessati gli assistenti sociali della cooperativa Auxilium che gestisce il Cie, e l'ufficio immigrazione della Questura di Roma. Così Nadia racconta il periodo trascorso al Cie: "Sono stata per due settimane da sola e in silenzio, piangevo, non mangiavo. Poi ho capito che stare qua dentro era parte del mio percorso". Ora ha il permesso di soggiorno e inizia una nuova vita: cerca lavoro, magari in un ristorante, a Roma, la sua città.