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Auxilium: storie di vite, strette nel simbolo della solidarietà

di Mario Golia

Esistono simboli che rievocano volti, persone, vite; metafore di storie apparentemente lontane ma che, in realtà, sono legate da un cordone ombelicale recondito e inscindibile. Ci sono simboli, infatti, che sono l’ autentica espressione della confluenza o, meglio, della “comprensione” (nel senso proprio radicale e originario del termine: “cum capere” cioè "prende e mette insieme”) di elementi particolari, ossia di individui, che di “dissolvono” in qualcosa di più grande: in un progetto di vita, in un sogno, in un percorso comune, non solo professionale, ma anche e soprattutto esistenziale.

Lo stesso termine “simbolo” (dal greco σύνβαλλω ossia "mettere insieme" due parti distinte) presenta una pregnanza semantica straordinaria e incarna, insito nella sua essenza e nella sua etimologia, i valori della fratellanza, della solidarietà e della sussidiarietà. Ecco, l’Auxilium è proprio questo: solidarietà, fraternità, umanità. Dietro l’immagine di quella “x” che interseca la scritta “Auxilium” e lo slogan “x vivere meglio”, immersa in uno sfondo verde, rievocatrice di Eterna Speranza, vi sono i volti, i sentimenti, i timori e i sogni di chi, da sempre, ha messo l’anima e il cuore per creare questa straordinaria “famiglia”, questa onlus distintasi per impegno, responsabilità e spirito di abnegazione. Ma soprattutto a quel logo si aggrappano spesso i sorrisi e le speranze di chi ha bisogno, di chi soffre.

Quel simbolo è, inoltre, garanzia di professionalità e deontologia, rappresentate da un codice etico che richiama lo spirito della dottrina sociale della Chiesa, fondata sui valori innegoziabili di Giustizia sociale e del rispetto incondizionato della dignità umana, predicati dal Vangelo e poi ripresi dai grandi Padri costituenti di matrice cattolica: da Alcide De Gasperi ad Aldo Moro, da Giulio Andreotti a Giorgio La Pira.

Dietro quel simbolo ci sono i volti di quel gruppo di uomini e donne che ho avuto modo di conoscere presso il Santuario di Maria SS del Pantano: un gruppo dove regna l’amicizia e la collaborazione, la fiducia e il rispetto reciproco, senza alcuna traccia di subalternità o presunzione, senza alcuna ferrea gerarchia. Uno spirito straordinario che richiama quella concezione del lavoro proposta dal grande Adriano Olivetti e fondata, in primo luogo, sul rispetto della dignità umana, sui principi della “Rerum Novarum” e sulla continua perseveranza, nel tentativo di rimozione di quegli “ostacoli di ordine economico e sociale, che impediscono il pieno sviluppo della persona umana” , come recita uno dei più belli seppur, più che mai oggi, inattesi articoli della Costituzione. Olivetti, la Costituzione, la dottrina sociale della Chiesa: elementi diversi, riuniti in un simbolo, in un logo che si fa portavoce di singole storie, di vite, di volti e di sentimenti che, come in un crogiuolo alchemico, si fondono, elevandosi ad emblema di uno dei più grandi valori che ci contraddistingue in quanto parte integrante dell’ “ecumene umana”: la solidarietà.

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