Essere il battito e il respiro di un bambino

Nel personale Auxilium dell’Ospedale Bambino Gesù ci sono anche i tecnici perfusionisti, un ruolo poco conosciuto ma importantissimo. Vi raccontiamo la storia di Vera e Camilla.

Nel personale Auxilium dell’Ospedale Bambino Gesù ci sono anche i tecnici perfusionisti, che hanno un ruolo forse poco conosciuto ma importantissimo, perché in sala operatoria, durante un intervento chirurgico, gestiscono i sistemi cuore - polmone che permettono la circolazione extracorporea, l’ECMO. Si può dire che, durante un’operazione chirurgica, non solo hanno il cuore del bambino nelle loro mani, ma sono loro stessi, con le macchine, il battito e il respiro del piccolo paziente.

Inoltre il Bambino Gesù, con il suo ecmo-team composto da rianimatori, cardiochirurghi, perfusionisti e infermieri, compie spesso interventi d’urgenza esterni in Italia e in Europa, per salvare la vita dei bambini e trasferirli in ospedale per il trapianto di cuore. Come è avvenuto a febbraio, quando un bimbo di Atene di 7 anni è stato trasportato d’urgenza dall’ecmo-team su un volo dell’Aeronautica Militare. Una storia a lieto fine, tanto che i genitori del piccolo, che ora sta meglio, hanno scritto pochi giorni fa al Bambino Gesù: "In questi giorni di Pasqua voi siete riusciti a resuscitare nostro figlio".

Alla missione di Atene ha partecipato anche la nostra perfusionista Vera Morisani, che racconta: “L’unica speranza per quel bambino era essere portato nel nostro ospedale a Roma e così è stato. La nostra unità appartiene alla rete nazionale 'Respira' per il trattamento delle gravi insufficienze respiratorie mediante circolazione extracorporea, e siamo gli unici referenti per il Centro Sud. Ci sono accordi internazionali tra i centri trapianto che rendono possibili interventi d’urgenza come questi”. Avere tra le mani il cuore e il respiro di un bambino è una grande responsabilità, ma aggiunge Vera: “In sala operatoria o negli interventi esterni l’emotività va lasciata da parte, ci vuole tanta concentrazione e freddezza. Ci deve essere un bel feeling con il chirurgo e il resto dell’equipe, a volte c’è anche un certo grado di tensione, ma è bello poter lavorare con professionisti di così alto livello. Io ho trent’anni e sono una veterana, ho avuto la fortuna di lavorare e fare tanta esperienza in centri di eccellenza per quanto riguarda la cardiochirurgia. Sono arrivata al Bambino Gesù con Auxilium ed è stata una mia scelta quella di vivere una nuova esperienza professionale in un ospedale pediatrico”.

Camilla Drudi Metalli, invece, di anni ne ha 23 ed è la più giovane tra i nostri perfusionisti del Bambino Gesù. Anche per lei lavorare con i più piccoli è stata una scelta: “Dopo la laurea all’Università Cattolica sono stata assunta da Auxilium e preparata nel migliore dei modi qui al Bambino Gesù. Un intervento sulle cardiopatie congenite dei bambini è molto più specifico rispetto a quello che si fa nella cardiochirurgia delle persone adulte, per questo sono felice di lavorare qui, dove in un anno sono cresciuta molto e dove c’è anche un grande passaggio di informazioni con le colleghe più esperte”. Conclude Camilla: “In sala operatoria c’è affiatamento, perché quando il chirurgo fa delle manovre importanti deve essere sicuro che noi lo seguiamo e che sappiamo sempre cosa stiamo facendo. Ci vuole concentrazione e preparazione, ma è una professione appassionante”.